Elezioni, ora però c’è l’ingovernabilità
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di Giorgio Merlo - 27 febbraio 2013

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento hanno consegnato un quadro politico sostanzialmente ingovernabile. Nessuna coalizione ha raggiunto una significativa maggioranza nei due rami del Parlamento e, di conseguenza, sarà molto difficile dar vita ad un Governo stabile, coeso e duraturo. Del resto, il giorno stesso dello spoglio delle schede già si affacciava l’ipotesi di un ricorso anticipato alle urne. Ora, al di là di ciò che capiterà realmente nelle prossime settimane, è indubbio che ci troviamo di fronte ad un quadro politico alquanto fragile. Il cosiddetto “boom” dell’ex comico Beppe Grillo e del suo movimento - del resto ampiamente annunciato da quasi tutti i sondaggisti; la “rimonta” straordinaria e significativa di Berlusconi e della sua coalizione rispetto a ciò che per mesi si era detto in Tv e nel dibattito politico; la tenuta del Partito democratico accompagnata, però, dalla debolezza numerica della coalizione di centro sinistra; la delusione della “scommessa” dei centristi di Monti e l’azzeramento dell’estremismo di sinistra e dei giustizialisti di ogni sorta di Ingroia sono gli elementi caratterizzanti di un risultato politico che ci porta ad una sola conclusione: un quadro d’insieme fragile e del tutto frastagliato.

Pertanto, alla luce di un quadro politico indecifrabile, resta sullo sfondo la vera domanda: e cioè, è possibile dar vita ad un Governo del paese quanto mai necessario ed indispensabile capace di far ripartire il sistema Italia? E, inoltre, è praticabile la strada di costruire attorno al futuro Governo una rete di appoggio politico in grado di non far precipitare l’intero paese in una deriva greca? Sono domande, queste, a cui prima o poi occorre dare una risposta credibile e convincente. Vedremo nelle prossime settimane.

Intanto, però, dal recente voto si possono trarre alcune indicazioni politiche nette. Innanzitutto la forte domanda di cambiamento interpretata prevalentemente dal voto a Grillo. Vedremo come questo movimento politico adesso intende tradurre in atti legislativi e in comportamenti politici questa enorme fiducia accordata dagli elettori. Certo, si tratta di un movimento con una classe dirigente del tutto nuova. O meglio, un ceto dirigente che è maturato all’impegno istituzionale prevalentemente al di fuori dei tradizionali canali politici e partitici. Un ceto dirigente che si è forgiato di parole d’ordine lanciate dal suo “guru” e che attorno a queste si è costruito la fortuna e il bottino elettorale del movimento. Anche su questo versante cresce l’attesa sulla proposta, sul comportamento e sulla qualità del movimento lanciato da Grillo.

La rimonta elettorale, invece, di Berlusconi conferma che in Italia - come del resto già sapevamo da sempre - il bacino elettorale del centro destra è sempre considerevole, al di là delle capacità istrioniche del suo leader. E con questo bacino elettorale occorre fare i conti. Piaccia o non piaccia alla concorrenza politica. Mentre il centro sinistra ha dimostrato, seppur con un risultato non del tutto soddisfacente, che la coalizione riformista nel nostro paese copre una fascia elettorale importante e significativa anche se non sufficiente per dar vita ad una maggioranza politica stabile e autosufficiente. La scommessa di Monti e dei centristi è rimasta sostanzialmente al palo. Rispetto alle grandi aspettative della vigilia c’è stata una profonda delusione e, soprattutto, la conferma che un polo di centro da solo non riesce ad essere determinante come alcuni dei suoi strateghi pensavano alla vigilia. Il resto del panorama politico, piaccia o non piaccia, è del tutto marginale rispetto alla concreta evoluzione della dialettica politica italiana contemporanea.

Il Piemonte, com’è ovvio, non si discosta granché da questo scenario. L’unico elemento da rilevare è che alle prossime elezioni amministrative previste per la prossima primavera ci sarà un profondo cambiamento nelle singole amministrazioni comunali. Il vento che é soffiato in queste elezioni, frutto della moda del momento e di alcuni elementi strutturali del sistema politico italiano, è destinato ad incidere in profondità anche a livello locale. Dopodiché verificheremo i risultati concreti. Per il momento non ci resta che una amara considerazione. Se fino a ieri la politica era in crisi oggi possiamo tranquillamente dire che il risultato elettorale ha accentuato quella crisi con una plateale ingovernabilità dell’intero sistema.