Un solo vincitore tra i tanti "se" di un voto che liquida il bipolarismo
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di Guido Bodrato - 28 febbraio 2013

Uno tsunami ha travolto tutte le previsioni ed il bipolarismo: le coalizioni che si contendono Palazzo Chigi hanno perso, in cinque anni dieci milioni di voti, e l’astensione è ancora cresciuta del 5 per cento. Il Movimento 5 Stelle ha conquistato il 25 per cento dei consensi, ed è il primo partito a Montecitorio. La coalizione di centrosinistra ha conquistato il premio di maggioranza a Montecitorio, ed ha così, in quest’aula, il doppio dei seggi rispetto ai voti ottenuti, ma questo risultato non permetterà a Bersani di governare il paese senza l’avvallo di Grillo (o di Berlusconi), poiché al Senato non c’è alcuna maggioranza. Dopo un sorprendente recupero, Berlusconi resta in campo sommando a quelli della Casa delle libertà i voti delle liste satelliti; e la Lega, che ha dimezzato i consensi, conquista la guida della Lombardia. Ancora una volta, chi ha scrollato l’albero non ha raccolto i frutti: resteranno fuori del parlamento: Ingroia, Di Pietro, Ferrero…ed i partiti della sinistra antagonista.  Ma anche Fini che - con Casini - ha donato i suoi voti a Scelta Civile, rimasta al di sotto delle attese...

Il Presidente della Repubblica dovrà sciogliere nodi molto stretti, e sarà Grillo a “dare le carte”, a decidere sulla governabilità e sulla tenuta di un parlamento che potrebbe vivere una sola primavera. Sin dalle prime giornate post elettorali lo spread è risalito, mentre le borse sono in flessione. L'Europa guarda con preoccupazione all'Italia. Le prime riflessioni su questo imprevisto risultato del voto, riguardano le scelte fatte negli ultimi due anni: se si fosse votato, nell’autunno del 2011... quando per evitare il default Napolitano ha incaricato Mario Monti di formare un governo… Se alle primarie i democratici avessero scelto Renzi, avviando la rivoluzione generazionale che il paese attendeva… Se Monti fosse restato al di sopra delle parti, invece di “salire in politica”… È latte versato, sul quale è inutile piangere. Ed i democratici riflettano su un fatto: se guardando alle attese e sono delusi, sappiano che la sconfitta divide, poiché nessuno vuole esserne responsabile...

Torniamo alla questione decisiva: senza governo la nave affonda. E toccherà a Bersani fare le prime proposte al Presidente della Repubblica, tra due settimane. La situazione si sarà decantata? Si saranno spente le passioni che stanno infiammando la scena? Temo di no. Temo che quasi tutti i leader guardino, più che all’emergenza finanziaria ed a quella del lavoro, alle alleanze necessarie per fare un governo, con un occhio al pericolo che dietro l’angolo ci siano nuove elezioni. Come si può mettere alla prova Grillo? Anche Grillo pensa ad una competizione “decisiva”: la sua democrazia digitale, del “web”, è immaginata come una democrazia diretta, tendenzialmente autoritaria. Non a caso il Movimento 5 Stelle non vuole governare... ed è sempre in campagna elettorale. Ed allora che fare? Come uscire da questo labirinto? Nessuno sa dare una risposta convincente. Tutti riconoscono che si dovrà approvare una radicale riforma della politica, poiché il bipolarismo che abbiamo sperimentato è fallito: elettoralmente e politicamente. Il voto costringe la politica italiana ad un nuovo inizio: la legislatura che si sta per avviare, sarà una legislatura costituente?