No a partiti padronali o mediatici. Nessuna scorciatoia fuori dalla democrazia
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di Tomaso Zanoletti - 4 marzo 2013

Il risultato delle elezioni è tra i peggiori che si potessero immaginare.

Alla Camera il PD ha una larga maggioranza solo grazie ad una legge assurda; al Senato vi è parità tra le maggiori coalizioni; si è affermato, oltre ogni ragionevole previsione, un movimento di protesta motivata ma confusa.

Dunque, una situazione di stallo e di ingovernabilità che preoccupa perché il Paese è all’attenzione interessata dei mercati finanziari ed ha bisogno, come non mai, di un Governo affidabile e capace. Certamente, la crisi economica mondiale, lunga e grave, ha contribuito a ciò; ma ha pesato decisamente l’incapacità della classe politica di riformare lo Stato per renderlo moderno e competitivo; i tanti episodi di malcostume che hanno coinvolto politici nazionali e regionali; la colpevole paralisi che non ha prodotto quel minimo di cambiamento,  della legge elettorale e nei costi della politica, che erano attesi.

Non so se uno scatto di buon senso e di intelligenza porterà le diverse forze politiche a trovare soluzioni adeguate. I primi segnali, purtroppo, sono incerti ed inducono al pessimismo. Eppure, in passato, penso agli anni Settanta, quando imperversavano la crisi economica ed il terrorismo, questo è avvenuto.

Guai, però, a non riflettere sulle cause profonde della crisi della politica e a non fare una sincera autocritica. Una riflessione che porti a cambiare, finalmente, una legge elettorale che ha tolto ai cittadini il diritto di scegliere veramente i loro rappresentanti ed ha interrotto il rapporto tra gli eletti e il territorio; che modifichi l’architettura istituzionale e le procedure legislative, barocche ed inadeguate alle esigenze dell’economia; a semplificare una burocrazia  complessa e, troppe volte, insufficiente. Che costringa, inoltre, il sistema bancario ad aiutare le imprese ed a favorire il lavoro e decida provvedimenti eccezionali per i giovani ed i più deboli.

Ma anche un’autocritica per rivedere i metodi e gli scopi della politica. Basta con i partiti padronali e mediatici, dove si usa tanto Twitter ma si chiudono le sedi, luogo indispensabile del confronto, dell’elaborazione e della selezione democratica. Si, invece, alla riscoperta del valore della politica, che quando è buona, cioè rivolta alla ricerca del bene comune, non solo è un’attività necessaria ma nobilissima. Soltanto così potremo superare le difficoltà presenti e future e ridare ancora speranza al Paese.