Donat-Cattin e il sistema elettorale
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31 maggio 2013

Il cammino difficile verso un nuovo sistema per eleggere le camere sembra incontrare difficoltà ed obiezioni; com'è giusto che sia, dal momento che un diverso meccanismo di selezione della classe dirigente può del tutto alterare l'esito del voto, portando al potere minoranze o favorendo la nascita di partiti nuovi, cancellando altri che magari sono stati il sale della storia dell'Italia unita. Non sono dunque in ballo solo la governabilità e l'efficienza delle istituzioni parlamentari. Nel 1990, mentre si moltiplicavano le richieste di modifiche della legge elettorale e addirittura si preparava un referendum in merito, Carlo Donat-Cattin intervenne più volte avvertendo dei rischi che venivano dal maggioritario e dal presidenzialismo. Di seguito riportiamo un passaggio estratto da Terza Fase - “L’ombra lunga di Babele”, giugno-luglio ’90. Si tratta di un brano a suo modo profetico.

“La proporzionale in Italia ha portato al potere le grandi forze popolari, alle quali la strada era stata sbarrata dagli interessi privilegiati che si valsero del fascismo: anche se una recente agiografia confindustriale, con le solite affermate firme storiografiche (e spiace che taluna sia socialista), ci vorrebbe dimostrare che tutto è accaduto per caso con esclusione dei presenti; come, in altri momenti, insane tesi difensivistiche tesero a cancellare del tutto la non opposizione e l’adattamento, fino ad un certo limite, al fascismo, da parte di gerarchie cattoliche.
Con la caduta dell’ideologia marxista-leninista, l’instabilità dei governi si è accentuata ed ha fatto rapida strada la volontà di cambiare alleanze. Prima ancora del potere d’opposizione dei comunisti, è venuta meno l’egemonia della Democrazia cristiana ed è stata messa in forse la sua centralità. Il presidenzialismo è un sostituto di tipo plebiscitario della rappresentatività per dar premio alle scelte sulla persona, il successo, la ricchezza, molte volte emotive, d’immagine superficiali. Il maggioritario, che scaturirebbe dal referendum, sarebbe in un certo tempo scelta tra due poli senza altra modulazione. Nel caso americano esso emargina i meno abbienti e vede interessati alle scelte politiche poco più del 50 per cento dei cittadini. Il maggioritario in Italia è stato adoperato per cinquant’anni a livello politico ed ha garantito il potere dei ceti privilegiati anche mediante la politica trasformistica, che è forse un brevetto nazionale.”