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Giovani e Lavoro

Un coach per trovare lavoro

La ricerca del lavoro adatto alle proprie potenzialità "sembra" ormai un’utopia. I curriculum che un tempo avevano lo scopo di accompagnare il candidato alla ricerca del posto sembrano aver perso la loro importanza.

Un coach per trovare lavoroI dati della ricerca Excelsior di UnionCamere, pubblicati su Il Sole24Ore in un articolo del 9 agosto 2010 intitolato “Il merito non paga in un'impresa su due”, illustrano il panorama italiano delle assunzioni. “Nel 2009 elaborando dati Excelsior-ministero del Lavoro, i canali "indiretti" di selezione del personale sono stati utilizzati dal 49,7 per cento di imprese - vale a dire circa la metà. La segnalazione informale è preferita in genere dalle piccole imprese (fino a 9 dipendenti), specie del Sud e delle isole (57,8 per cento) e che operano nel comparto dell'industria (53 per cento)”.

Le grandi aziende utilizzano strumenti di ricerca del personale standardizzato come il portale aziendale e gli annunci sui principali siti di recruiting insieme alle società di selezione o le agenzie interinali. Le aziende più piccole che rappresentano la maggior parte del tessuto produttivo italiano, tendono ancora a privilegiare strumenti “informali”, le cosiddette conoscenze dirette.

Come adottare allora strategie in grado di far vincere la meritocrazia a sfavore della più comune raccomandazione? La risposta la possiamo trovare su www.coachlavoro.com.
La fondatrice si chiama Mariangela Tripaldi, psicologa del Lavoro con esperienza nella Selezione, Formazione e Sviluppo presso la Direzione HR di aziende multinazionali e il suo lavoro è quello del coach-lavorativo. Si tratta di un professionista che aiuta le persone a “trovare lavoro, cambiarlo e sfruttare al meglio le proprie possibilità, tenendo bene gli occhi aperti su quello che il mercato effettivamente può proporre”. Il suo sito è ricco di indicazioni su come non perdere le speranze nella ricerca di un’occupazione, a partire dalla corretta stesura di un curriculum vitae fino ad arrivare agli accorgimenti da seguire per non rischiare di trovarsi davanti ad un imbarazzante silenzio durante il primo colloquio. Uno fra tanti è: “Come rispondere alla domanda del colloquio: come si vede tra cinque anni?”.
La psicologa spiega il vero senso della domanda: capire se la persona ha gli obiettivi chiari e definiti, capire il suo orientamento professionale e prevedere se c’è la probabilità che la persona lasci il lavoro poco tempo dopo l’assunzione. La risposta più adatta? Molto semplice, non esagerare verso l’alto con risposte azzardate dove ci si vede presidenti di chissà quale Stato, ma neanche verso il basso con la risposta tipica “farò più o meno lo stesso lavoro”.

All’estero l’attività del coach del lavoro ha già preso piede. Il sito newyorkese www.blueskyresumes.com dimostra come è possibile creare un curriculum ad hoc per ogni mestiere personalizzato in ogni minimo dettaglio, grazie all’aiuto di personale specializzato in grado di valorizzare ogni esperienza lavorativa vissuta.

La motivazione rimane l’ingrediente magico di questa avventura alla ricerca del lavoro perfetto, perciò curriculum alla mano e attenti alle indicazioni del coach!

Silvia Serena

23 novembre 2010

 
 
 
     
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