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Oggi: la storia

Celebrare l’Unità d’Italia
Verso il 17 marzo, festa nazionale

Il prossimo 17 marzo sarà festa nazionale per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Se c’è un sentimento che accomuna gli italiani non è solo quello di far parte di una nazione geografica, ma anche quello di sentirsi un popolo che mette insieme paesi, culture, tradizioni diverse.

Celebrare l’Unità d’ItaliaOggi l’Italia si presenta come una terra di particolarismi e localismi, che fatica a celebrare l’Unità. Le difficoltà derivano da una serie di ragioni, più o meno prossime a noi. Di quelle lontane se ne parlerà in un convegno che la  Fondazione Donat-Cattin organizzerà a Torino il prossimo 11 marzo sul ruolo dei cattolici dal Risorgimento alla Repubblica. In quell'occasione gli storici Ernesto Galli Della Loggia, Andrea Riccardi e Francesco Traniello si confronteranno sul ruolo giocato dai cattolici in quel periodo rispondendo a una domanda provocatoria: “Cattolici nemici dell’Unità?”. Non si può infatti dimenticare che l’unificazione nazionale proclamata nel 1861 avvenne prevalentemente sul piano istituzionale e politico, mentre sul piano culturale e sociale rimasero forti le differenze tra le diverse regioni della Penisola, comprese le disuguaglianze di natura economica.
Con l’unificazione del Paese le divergenze divennero meno evidenti per il fatto che il modello «accentrato», caro a Mazzini e a Garibaldi, prevalse sul modello «federalista», caro ai cattolici quali Vincenzo Gioberti o Massimo D’Azeglio. In particolare, le lacerazioni sul piano culturale e sociale si acuirono ulteriormente a causa della rottura tra Stato e Chiesa dopo la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870). Non c’è dubbio, infatti, che il Risorgimento sia nato fuori, anzi, contro la Chiesa. Questo fece sì che mancasse all’unificazione della nazione l’apporto che sarebbe potuto venire dalla compartecipazione piena dei fedeli cattolici, la cui religione è sempre stata parte integrante dell’identità nazionale e ha sempre svolto la funzione di cemento morale e spirituale degli italiani.
Tant’è vero che, dopo la riconciliazione avvenuta con il Concordato del 1929, la discesa in campo dei cattolici nella vita politica e parlamentare dell’Italia unita si rivelò ben presto determinante, fino al punto di far prevalere un modello più aderente alla realtà socio-culturale del Paese, recepito poi definitivamente dalla Carta repubblicana del 1948.

Alessandro Parola

22 febbraio 2011

 
 
 
     
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