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Oggi: la storia
Il manuale Cencelli

La pratica della spartizione e la storia della Democrazia Cristiana

Quando la voce «cencellizzare» è entrata in enciclopedie e dizionari italiani, è stata riconosciuta linguisticamente una pratica di spartizione che non sarebbe più scomparsa dalla vita politica nostrana. Si deve a Massimiliano Cencelli, ultimo discendente di una famiglia romana di servigi papalini (il nonno era aiutante di Leone XIII, il papà autista di Pio XII), il metodo di calcolo più citato nella storia dell’età repubblicana.
Il manuale CencelliCollaboratore del doroteo Adolfo Sarti alla Spes, l’ufficio di studi, propaganda e stampa della Democrazia Cristiana, Cencelli fu colui che si prese l’onere di codificare un manuale per distribuire gli incarichi di potere rispettando il peso di ogni gruppo. Ciò avvenne nel 1968, quando al congresso democristiano di Milano si costituì la corrente dei pontieri, che raggruppava nomi importanti come quelli di Taviani, Gaspari, Cossiga e lo stesso Sarti. La questione era: con il 12% dei delegati, quanti posti spettavano nel governo alla nuova corrente?
A dire il vero nella Dc il problema della spartizione sussisteva da tempo. Già all’Assemblea Costituente il milanese Giuseppe Lazzati si era scandalizzato: «Qui si parla solo di posti. Questo deve andare qui, quello deve andare là…». Insomma il manuale esisteva già nella pratica, ma bisognava metterlo nero su bianco. La prima rigorosa applicazione di quanto Cencelli elaborò avvenne con il secondo governo Rumor, nel 1969. Una volta divisi i ministeri in quattro categorie di importanza e fissati i criteri di compensazione, la divisione dei posti a disposizione veniva fatta in base alla percentuale delle varie correnti.
Applicabile a ogni governo, di centro-sinistra, solidarietà nazionale o pentapartito, il meglio di sé il manuale Cencelli lo dava con i governi monocolore, quando cioè la spartizione toccava tutta e solo alla Dc. Nella prima metà degli anni ’70 l’ingovernabilità divenne una costante: si susseguirono crisi ed elezioni anticipate, proliferarono gruppi e correnti, si  paventò la minaccia di scissioni con formazione di nuovi partiti cattolici. E così il quarto governo Rumor, nel luglio 1973, arrivò a mettere insieme 28 ministri e 58 sottosegretari, ovvero 86 posti da dividere equamente, per non scontentare nessuno.
Dietro alle immagini d’epoca che ritraggono il momento cruciale della lettura della lista dei ministri al Quirinale si celano retroscena che tocca oggi alla storia ricostruire e documentare. La nevrosi da organigramma che con l’istituzione del manuale Cencelli si cercò di disciplinare è uno degli aspetti che aiutano a mettere meglio a fuoco una stagione e la sua classe politica dirigente.

Alessandro Parola

24 maggio 2011
 
 
 
     
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