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La moltitudine migrante, tra flussi e luoghi

Vent’anni fa la prima e unica conferenza nazionale sull’immigrazione
Il fenomeno migratorio, che porta migliaia di persone a fare esodo verso le aree più sviluppate del pianeta, si inscrive nel processo di progressiva interdipendenza dell’economia mondiale che la globalizzazione ha accelerato.

La moltitudine migrante, tra flussi e luoghiNella storia i flussi migratori hanno sempre avuto un impatto sui luoghi: sono infatti stati trasferiti prodotti, denaro, informazioni, tradizioni culturali e molti altri beni, insieme alle persone.

In Italia si cominciò a riconoscere e gettare le basi per la regolazione del fenomeno molto tardi: era il 1990, quando si tenne la prima ed unica conferenza nazionale sull’immigrazione, voluta dall’allora ministro Martelli. Da quel convegno ne derivò la Legge omonima, che riconosceva alcuni diritti dell’immigrato lavoratore, ne regolarizzava i flussi e stanziava le prime risorse per l’accoglienza, quando ancora gli immigrati stranieri affluivano nella penisola in forma di rivoli controllabili.

Venne poi una fase percepita come invasione. I flussi si fecero moltitudine. L’immagine simbolica fu quella della nave nel mar Ionio ricolma di albanesi, poi rinchiusi nello stadio di Bari. Da quel punto in poi l’emergenza sociale precipitò nella bolla della politica, mediata dalla società dello spettacolo.

Eppure le analisi e le previsioni erano state molte e chiare. Quando Carlo Donat-Cattin divenne per la seconda volta ministro del Lavoro, nel luglio 1989, promosse durante il semestre di presidenza italiana della Cee uno studio europeo dell’evoluzione demografica. Grande attenzione veniva data allora ai futuri flussi migratori dal sud al nord e dall’est all’ovest del pianeta. Calo della natalità e allungamento della vita media, secondo Donat-Cattin, avrebbero non solo influenzato il welfare, ma anche trasformato i rapporti sociali, attirando nuovi cittadini da altri paesi.

Il fenomeno migratorio passò quindi da una fase di metabolizzazione ad una fase di contrasto: il rigetto, giustificato da motivi di sicurezza, ha cominciato ad influenzare politica e opinione pubblica. Soprattutto in tempi di crisi economica, si rendono sempre più difficili i percorsi di integrazione, nella società globalizzata.

Alessandro Parola
info@alessandroparola.it

 

15 giugno 2010

 
 
 
     
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