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L’energia nucleare, una scelta da ponderare
Un intervento del 1977 di Carlo Donat-Cattin

È risaputo che Carlo Donat-Cattin come ministro dell’industria nel quinquennio 1974-1979 non fu contrario all’apertura verso il nucleare. Tale decisione, letta con la lente di oggi, richiede però qualche elemento di opportuna contestualizzazione.
L’energia nucleare, una scelta da ponderareL’energia nucleare, infatti, appariva a metà anni ’70 l’unica tecnologia in grado di assicurare una sufficiente certezza degli approvvigionamenti e quindi la sicurezza della disponibilità di energia. Carlo Donat-Cattin si confrontò a più riprese con i problemi energetici: la scelta del nucleare a sicurezza intrinseca e con la risoluzione del problema delle scorie era a suo avviso assolutamente indispensabile. E il suo punto di vista non disgiungeva mai il tema del fabbisogno energetico da quello dello sviluppo dell’economia italiana. Difficile, se non impossibile, dunque, dire cosa avrebbe pensato delle attuali prospettive di ritorno al nucleare.
Storicamente si tratta piuttosto di capire quale fosse il pensiero di allora, anche per evitare appropriazioni indebite a favore di tesi odierne. Utile può essere quindi rileggere un suo intervento alla Camera dei Deputati del 28 settembre 1977, tenendo presente che le conoscenze scientifiche non erano certo quelle attuali: anzitutto Donat-Cattin si lamentava dei ritardi nell’esecuzione del piano energetico nazionale, quindi assegnava al tema dell’energia una rilevanza chiave non solo per la politica industriale, ma anche per le relazioni internazionali. Avrebbe voluto infatti la creazione di un Ministero dell’energia ad hoc, per favorire lo sviluppo delle energie alternative – si cominciava a quel tempo a parlare di energia solare, eolica e geotermica – e contestualmente una politica di forte risparmio energetico. Queste furono le sue parole, da cui si evince il senso della responsabilità politica in direzione di scelte a favore di quella che con il vocabolario odierno si definirebbe energia pulita:

Un serio dibattito politico sull’energia si vale senza dubbio dell’apporto di fasce di critica e di dissenso, che facciano confrontare le istituzioni, i rappresentanti e il paese con le esigenze ecologiche, col diritto delle persone – di tutte e di ciascuna persona – alla salute, alla vita, ad un ambiente umano e naturale; con le esigenze della salvaguardia delle specie animali e vegetali; col diritto di tutti e di ciascuno ad una esistenza che sia valorizzata dal consistere senza deformazioni della bellezza, dolce o terribile, magnifica o struggente della natura e del mondo.
Ogni giorno di più, sotto le lacerazioni che la speculazione infligge all’atmosfera, ai mari ed ai fiumi, alle città e alle campagne e ai loro frutti, ogni uomo bennato sente il bisogno di regole nazionali e internazionali e della capacità di applicarle per arginare l’ingordigia di pochi e salvaguardare le condizioni della vita di tutti.
Noi crediamo che quelle esigenze e quelle legittime aspirazioni siano compatibili con un regolato sviluppo tecnico ed economico, sviluppo necessario per dare una base materiale alla elevazione delle condizioni della vita umana, alla liberazione dalle difficoltà, dalla povertà o dalla miseria di miliardi di uomini.
La produzione di energia avviene oggi in condizioni che contribuiscono all’inquinamento in misura notevole, eppure viene accettata come una incancellabile necessità. La produzione di energia nucleare, a parte l’apporto, che non sembra sostituibile, alla soluzione dei nostri problemi di equilibrio economico, riduce in misura notevolissima l’inquinamento, se pure può suggestionare evocando la potenza catastrofica delle armi atomiche: cosa totalmente diversa, poiché l’impiego pacifico dell’energia nucleare deve avvenire in condizioni di sicurezza¹
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Alessandro Parola

info@alessandroparola.it

31 marzo 2009


 
¹Cfr. DONAT-CATTIN, C., Discorsi parlamentari, vol. II, a cura di G. Aimetti, Camera dei Deputati, Roma 2005, pp. 1023-1024.

 
 
     
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