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Oggi: la storia

Politica e propaganda
Quando la Dc si affidava alla Spes

Nel 1975 Ruggero Orfei scelse per il suo libro intitolato L’occupazione del potere. I democristiani ‘45/’75 una copertina eccezionale. Si trattava del manifesto con la pubblicità degli Stunt Cars, una compagnia viaggiante di acrobati delle quattro e due ruote. Al centro compariva lo scudocrociato con la scritta «30 anni di libertà» e sotto, in piccolo, «alcuni buoni altri meno buoni ma tutti nella libertà». Politica e propagandaEra il poster elettorale scelto dalla Dc per le amministrative del 1975: per descriversi il partito prendeva a prestito l’immagine della carovana dei fratelli Togni e riconosceva che in trent’anni non tutto era andato per il verso giusto, ma la cosa più importante era stata la garanzia di libertà assicurata al Paese.
Le elezioni andarono molto male, il crollo fu dolorosissimo. Ma quel manifesto rimase come una lezione di comunicazione politica, con una sua filosofia: dare sicurezza attraverso la sincerità, rinunciando alle promesse e ai miracoli. Un messaggio agli elettori che racchiudeva bene lo spirito democristiano: «conoscete bene le nostre virtù e i nostri limiti, votateci così come siamo».
Chi è venuto dopo non si è proprio inventato nulla. I manifesti di metri 6 per 3, i kit del candidato, gli inni e il karaoke, la Dc ce li aveva già dagli anni ’50. «Penso che un tempo così non ritorni mai più/ se non votiamo lo scudo dipinto di blu … votare oh, oh», era il motivo che per le politiche del 1958 era stato mutuato dal successo sanremese di Domenico Modugno.
Il centone era invece il libretto che in campagna elettorale veniva distribuito ai militanti, dove si spiegavano le parole della politica, si sintetizzavano i successi della Dc e si fornivano argomenti polemici per replicare agli avversari. A decidere argomenti, toni e materiali della campagna elettorale era la Spes, una sigla che identificava l’ufficio studi propaganda e stampa della Dc, ma che inevitabilmente richiamava la parola latina e in particolare la virtù cristiana della speranza, quasi a infondere ottimismo e coraggio.
Il primo a occuparsi dell’organizzazione della Spes era stato Giuseppe Dossetti nel 1945. Dopo di lui Amintore Fanfani, che con il suo proverbiale attivismo amava spedire circolari a raffica, addentrandosi nella vita delle singole sezioni del partito fin nei minimi dettagli. Per la sfida epocale del 18 aprile 1948 la Dc mise Giorgio Tupini a capo dell’ufficio, quindi si avvicendarono il futuro direttore dell’Osservatore Romano Raimondo Manzini e tre esponenti che avrebbero poi ricoperto il ruolo di segretario della Dc: Mariano Rumor, Arnaldo Forlani e Flaminio Piccoli. La prima donna dirigente sarà negli anni ’80 Silvia Costa, coordinatrice delle campagne elettorali con gli slogan «Decidi Dc» e «Forza Italia». Da tempo ormai anche nella Dc s’era incuneata la tentazione della personalizzazione. Si può dire che fino agli anni ’60 i politici esitarono a mettere le proprie facce sui muri e i leader democristiani più di tutti. Fu poi Benigno Zaccagnini, nel 1976, a rompere questo tabù: il suo volto triste ma rassicurante finì sui manifesti con la scritta «La nuova Dc è già cominciata». Un presagio che avrebbe dato linfa per un altro decennio, o poco più.

Alessandro Parola

31 maggio 2011

 
 
     
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