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Quel che resta del muro, vent’anni dopo

Carlo Donat-Cattin, l’autodissolvimento del comunismo e la prospettiva europea

Il 9 novembre 1989 Harald Jaeger, tenente colonnello della Stasi, decideva di cedere alle pressioni di una folla urlante e scalpitante e di aprire un valico nel muro di Berlino. Cadute le barriere, un’ondata umana passò da est a ovest della città tedesca. Era l’inizio della fine: dalla prima falla alla caduta dell’impero sovietico e del comunismo reale, che crollavano con il muro che avevano costruito.

Quel che resta del muro, vent’anni dopoTroppo repentino e imprevisto fu però il sisma del 1989 per gli europei. La cortina di ferro fu abbattuta, ma il suo fantasma avrebbe continuato ad aggirarsi per il continente. Occidentali e orientali sarebbero rimasti tali e, dunque, fondamentalmente diversi. In vent’anni c’è stata una lenta e difficile emancipazione dalla guerra fredda. Tant’è vero che le due Europe sono sì entrate in contatto, ma senza integrarsi, se non superficialmente. Nel ventennio post-Ottantanove l’Europa si è dilatata nello spazio, ma senza radicarsi nel tempo, ovvero nel rapporto col passato e nella progettazione del futuro. Il piano della storia sembra oggi inclinare verso un’Europa istituzionale tanto più vasta quanto più eterogenea. Incapace di suscitare adesioni profonde.

Vent’anni dopo la caduta del muro si può affermare che all’unità tedesca non è seguita una vera unità europea. Il 1989 ha quindi decretato che come europei siamo più affezionati alle nostre identità particolari che disposti a combinarle per un rafforzamento dell’Unione Europea. Gli Stati membri non vogliono fondersi in un soggetto unitario, nemmeno nella variante confederale.

Di scenari difficili e tutti da decifrare ne parlò già Carlo Donat-Cattin all’indomani dei fatti di Berlino sulla sua rivista Terza Fase. Nell’editoriale del novembre del 1989, dal titolo Le reliquie del muro, tutta la prima parte della sua riflessione, prima di approdare a una disamina delle conseguenze sulla politica italiana, era dedicata al significato del tramonto del comunismo per l’Europa comunitaria. Molti spunti gli erano venuti dal convegno di Saint-Vincent, tenutosi in un clima che già prefigurava imminenti rivolgimenti.

Per ricordare come fu vissuto l’Ottantanove da Donat-Cattin e in omaggio al prossimo convegno di Saint-Vincent, in programma dal 13 al 15 novembre prossimo, riproponiamo qui il testo di quell’articolo per Terza Fase.

Alessandro Parola

info@alessandroparola.it

10 novembre 2009

 
 
 
     
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