A causa delle continue ingerenze occidentali e cinesi, l’acqua e la terra sono risorse sempre più preziose nei paesi dell'Africa occidentale e del Sahel. Il loro sfruttamento anche da parte delle multinazionali aggrava il problema, creando situazioni sociali in cui la popolazione non ha mezzi sufficienti per sostenersi, stimolando le dinamiche migratorie verso i paesi Africani ed Europei.  | Maradi - Niger; strada proveniente dalla Nigeria. Un camion che trasporta cipolle è usato da alcuni passeggeri. | Nonostante gli interventi di cooperazione internazionale tentino di porre un freno a questa controversa situazione, sono circa 8-10000 i migranti che ogni mese attraversano il deserto del Sahara per raggiungere la Libia e se saranno fortunati l'Europa e l’Italia in particolare. Quello del 2009 è stato il più alto flusso degli ultimi 6 anni e nemmeno la guerra per l’uranio tra i ribelli dell’MNJ ed il Governo Nigerino, iniziata nella primavera 2007 e conclusasi lo scorso settembre è riuscita a ridurne la portata. Raggiungono il Niger spesso con mezzi di fortuna fermandosi a lavorare nelle città lungo la rotta per guadagnare il denaro necessario ad attraversare il deserto.  | Deserto del Tenere. Lat: 18; 9961 - Lon: 12; 8932 - Un camion proveniente dalla Libia usato per i rimpatri. Tutti i camion dei rimpatrii provenienti dalla Libia si fermano a Dirkou. Appena a Dirkou sono informati che partirà il convoglio da Agadez, fanno partire a loro volta un convoglio di rimpatriati che s’incrocerà con l'altro, in un tragicomico scambio di posizioni. Questo per evitare fenomeni di sovraffollamento nell'oasi di Dirkou. Nel mese di Aprile 2009 con circa 8000 migranti, l'oasi era vicina al livello massimo di accoglienza. |
Una volta partiti da Agadez l'antica città carovaniera che ancora oggi è al centro dei traffici di uomini e merci da e per il Sahara, raggiungono Dirkou, l’oasi dove avvengono le partenze per la Libia.
 | Deserto del Tenere. Dopo il pozzo di Achegour, 80 km da Dirkou. Momento di riposo. |
Molti riusciranno a partire, ma quelli rimasti senza denaro, resteranno stranded “intrappolati” a Dirkou. Tra loro c’è chi non aveva denaro a sufficienza, chi è stato derubato, chi non ha calcolato le tangenti da pagare ai posti di controllo e lavorare gratis per un padrone in attesa di essere pagato è l’unico modo per sperare di proseguire il viaggio. Gli stranded si adattano a qualsiasi lavoro, ma ad alcuni l’idea di essere sfruttati, inferiori e abbandonati può impedire una reazione, condannandoli a rimanere “schiavi” per molto tempo. Le ragazze devono accettare compromessi ancor più pesanti: lavorare per qualcuno e nel frattempo soddisfarlo sessualmente, oppure prostituirsi in uno dei 3 bordelli dell’oasi a 1500 CFA [2,3€] a prestazione.  | Niger – Dirkou. Nasser 52 anni, ciadiano. Nasser è un tecnico elettrico. Ha studiato e lavorato 2 anni in Germania e 1 anno a Ginevra. Poi è ritornato in patria dove era impiegato nella polizia militare. Figlio di madre sudanese e padre ciadiano ha lasciato il suo paese per motivi politici ed a causa del suo lavoro non può più rientrare in patria. Per uno strano caso la sua bottega occupa la sede di una vecchia agenzia di viaggi il cui motto si trova ancora scritto sulla porta d’ingresso: "Guaranteed express desert". Dice di essere troppo vecchio per tentare nuovamente di vivere in Europa e si è stabilito definitivamente a Dirkou. | Ad Aprile 2009 nell’oasi di Dirkou erano 7000 le persone in attesa di ripartire per la Libia. Le statistiche ufficiali dicono che le dure condizioni del viaggio causano la morte del 12% dei migranti, ma si suppone che siano molti di più. In quelli stessi giorni in Europa i politici discutevano sulla legittimità o meno dei respingimenti in mare, ed il parlamento Italiano si preparava all’approvazione definitiva del “Decreto Sicurezza”, un testo legislativo che introduceva per la prima volta in Italia il reato di clandestinità.  | Bilma, Niger. Camera, 33 anni, Guineano. 4 figl e laurea in sociologia. Partito a fine Agosto 2008 raggiunge Dirkou dopo un mese e riparte subito per Tripoli. Prima del confine Libico viene derubato, rapito, e condotto in Chad dove rimane 2 mesi a lavorare per i banditi. Liberatosi raggiunge Bilma, ma per tornare a casa deve lavorare almeno 8 mesi. E’ stanco e il suo equilibrio psicologico risente di tutte le vicende vissute. Il prefetto non vuole farlo partire con me e decido di finanziare il suo viaggio di ritorno. Mi convince una sua foto scattata poco prima di partire, l’uomo che avevo davanti era almeno 20 kg meno. Il timore che usasse i soldi per raggiungere l’Italia, svanì quando a maggio un amico Burkinabè mi comunicò che Camera era sulla strada di casa. |
Alfredo Bini 30 marzo 2010 I reportage di Alfredo Bini sono pubblicati su BBC, NYT, El Pais Semanal, Corriere della Sera Magazine, Il Manifesto, Avvenire, African and Black Diaspora |