Nel 1998, tornato a Torino da un viaggio in Brasile, avevo parlato con emozione di due case di accoglienza per bambini e ragazzi sieropositivi “Lar Siloé e Lar Suzanne” che avevo visitato a San Paolo. L’idea della loro realizzazione era nata a Padre Valeriano nei tre anni del suo apostolato nella favela del Jardim Perì, dove vivevano bambini e ragazzi affetti dal virus dell’hiv, scacciati dalla famiglia che aveva paura di essere infettata e mandati a morire nei “barraco”. Li aveva visti soli, abbandonati e costretti a morire distesi su un cartone nelle strade, agli angoli delle vie, con sofferenze atroci, tra l’indifferenza della gente. Aveva assistito alle sepolture “degli angeli”: bambini che non avevano avuto né un letto, né un medico e che riposavano leggeri, senza peso nelle bare portate a spalle dai loro coetanei. Lar Siloé è stata inaugurata nel 1995 e Lar Suzanne nel 1997. I bambini che abitano le due case vengono dati in affidamento a Padre Valeriano dal Tribunale di San Paolo e trasferiti lì, dopo un periodo di ricovero nei vari ospedali. Devono prendere medicine a intervalli regolari, nelle ore prestabilite, di giorno e di notte, secondo le tabelle rilasciate dall’Ospedale Le stanzette dove dormono non hanno più di 4/5 lettini e sono tinteggiate con colori chiari e vivaci. Le aule hanno tanti fogli colorati appesi alle pareti, sono i disegni dei bambini che illustrano le fiabe che hanno letto o ascoltato. Ciascuna è dotata di una pianola attorno alla quale i più piccoli si siedono a terra per sentire suonare i più grandi. Secondo chi si prende cura di loro è molto importante, anche ai fini della guarigione, farli vivere in un ambiente piacevole, accogliente e familiare. Prima di morire la madre di uno di questi poveri bambini si è raccomandata a Padre Valeriano perchè prendesse suo figlio “nella casa dove volano gli aquiloni e c’è il sole”. Cinque dipendenti, pagati dalla parrocchia e dalle offerte dei fedeli, e tanti volontari li accudiscono giorno e notte. Padre Valeriano è il loro“papà”, il padre che non hanno mai conosciuto Nelle due case convivono bambini di tutte le età perchè si è voluto ricreare un ambito che assomigliasse il più possibile a quello di una famiglia. Fino a qualche anno fa i medici diagnosticavano a questi piccoli non più di 15 anni di vita. Sulla parete della sala giochi, dedicata a mio figlio Edoardo, nel 1999, c’è un aquilone, simbolo di speranza. Sono passati dieci anni da quando li ho lasciati, ma li ricordo sempre. Dal 1999 con i miei amici di Torino ho costruito ponti di solidarietà verso quelle case e quei bambini e il mio impegno non è mai venuto meno. Sulle colline di San Paolo, oltre a Lar Siloé e Lar Su zanne, da poco è nata una terza casa di accoglienza. E’ stata chiamata “Casa Vittoria”, un nome che è un simbolo di quello che Padre Valeriano ha conquistato lungo tutti questi anni di lotta e sacrifici e, cioè, un notevole prolungamento della speranza di vita dei piccoli ospiti. La nuova casa accoglierà i bambini che avevo conosciuto e che, grazie alla cure ricevute, hanno ormai compiuto 18 anni. Padre Valeriano dice che continuerà nel suo impegno fino al completamento della vittoria, quando verrà trovata la cura definitiva. Io e i miei amici continuiamo ad essere vicino a lui e ai piccoli ospiti delle sue case “dove volano gli aquiloni e c’è il sole”. Michelangelo Massano edoardo73@libero.it 17 marzo 2009 |