5 ottobre 2013
Imprevisto dai più, l'esito del confronto parlamentare sembra destinato a pesare nel futuro della politica del paese. C'è chi, con qualche preoccupazione (ad esempio Sorgi sulla Stampa) dopo la sconfitta degli intransigenti del centro destra, vede nella vittoria del presidente del consiglio il riaprirsi di una stagione democristiana. Un sentimento diffuso in tanti che in questi giorni partecipano al dibattito in corso.
Questa pagina è aperta come sempre a chi intende commentare quanto avvenuto ed intende prospettarne le conseguenze. Vuole essere un'occasione di confronto a più voci che si apre con il contributo che viene dall'onorevole Giorgio Merlo.
Moderati, ora si organizza il “campo”
di Giorgio Merlo
L’oggettivo tramonto politico di Silvio Berlusconi apre nella politica italiana una fase di straordinario interesse. Con scenari e retroscena che appassionano politologici e dietrologi. Seppur in un contesto fortemente frastagliato e ancora carico di molte incognite. È sufficiente osservare come si è snodato il percorso che ha portato a rinnovare la fiducia al Governo Letta per arrivare alla conclusione che la confusione continua a serpeggiare vistosamente nell’intera politica italiana. Frutto, peraltro, dello strano e singolare risultato elettorale e del sistema che l’ha favorito. Ma, al di là del voto del febbraio scorso, è indubbio che lo strappo maturato all’interno del Pdl in queste ultime settimane ha contribuito ad aprire una fase che per lunghi 20 anni è stata, di fatto, ingessata. E cioè, una contrapposizione frontale tra il fronte berlusconiano e il fronte antiberlusconiano avvenuto senza esclusione di colpi e all’insegna della reciproca delegittimazione politica, culturale e persino etico-morale. Oggi quella pagina si sta per chiudere definitivamente. I motivi li conosciamo tutti e, dulcis in fundo, il dibattito e il confronto aspro e quasi insultante che hanno caratterizzato la vita all’interno del Pdl di questi ultimi tempi ha confermato che si è arrivati al capolinea. Ma, proprio da questa deflagrazione può e deve partire una fase del tutto nuova e forse fisiologica per un sistema politico che vuole definirsi maturo ed europeo.
Innanzitutto, e per la prima volta dopo la fine della Democrazia Cristiana e il tramonto della prima repubblica, si può riorganizzare il campo dei moderati nel nostro paese. Un blocco, un’area e un mondo che nell’Italia storicamente rappresentano la maggioranza degli elettori e che in questi 4 lustri sono stati abilmente “catturati” dal messaggio berlusconiano e, di fatto, condannati a sposare tesi e posizioni politiche del tutto estranei ed esterni ad un progetto politico ispirato alla moderazione o, se vogliamo, ad un “centro moderato e riformista” capace però di dispiegare una vera cultura di governo. Un centro moderato e riformista che, in un’alleanza con la sinistra del Pd può dar vita oggi e forse anche domani ad una coalizione autentica di centro sinistra che il paese attende da troppi anni. Senza inoltrarci nella discussione sul destino del bipolarismo o del ritorno ad un sistema proporzionale, quello che oggi interessa sottolineare è che finalmente può ripartire la riaggregazione del campo dei moderati. Un campo essenziale in tutte le democrazie avanzate e, a maggior ragione, nel nostro paese che ha sempre sopportato con fatica tutte le coalizioni improntate ad accenti massimalisti o, peggio ancora, estremistici. E il decollo politico, e spero e auspico anche partitico, di un polo dei moderati inesorabilmente emargina e rende irrilevante – al fine di una alleanza di governo – tutte quelle forze e quei movimenti che hanno fatto dell’estremismo e dell’intransigentismo la loro cifra politica essenziale e decisiva in questi ultimi 20 anni di vita politica italiana. Perché una cosa è certa, piaccia o non piaccia. Quando uno schieramento politico – nel caso specifico l’attuale centro destra che dal lontano 1994 ruota attorno alla figura e al carisma di Silvio Berlusconi – entra in crisi e va in frantumi è quasi scontato che anche l’altro campo, e cioè l’attuale centro sinistra, subisca qualche contraccolpo e una fase di assestamento. Non c’è mai nulla di eterno e di immodificabile nella politica, soprattutto quando una parte si disgela.
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