Il voto in Europa. Moniti e lezioni
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25 Maggio 2015

di Giorgio Aimetti

Continua l'ondata nazionalistica e di protesta che attraversa l'Europa. Lo testimoniano gli appuntamenti elettorali che si sono susseguiti in molti paesi dell'Unione. Dopo la vittoria dell'estrema sinistra in Grecia (che ora è tuttavia alle prese con l'imbarazzante impotenza dei nuovi governanti), il voto amministrativo spagnolo e quello presidenziale polacco testimoniano della incapacità dei governanti in carica di mantenere il potere anche se premiati da giudizi lusinghieri da parte dei commentatori politici.
Il partito popolare spagnolo del premier Rajoy (ma sia pure in modo meno netto anche quello socialista) sono franati elettoralmente di fronte ai nuovi partiti, l'uno di sinistra, Podemos, l'altro di centro, Ciudadanos, che esordivano e pur senza toccare il primo posto hanno fatto presa su almeno un terzo dell'elettorato. Il fatto che i conti economici vadano bene non ha salvato il primo ministro dalla semplice constatazione che se è migliorato il bilancio statale è invece disastroso il conto dei disoccupati: un quarto della forza lavoro. Una situazione che non ha eguali in Europa a causa del deficit di tutele sociali tipico della Spagna. (E anche in Italia si dovrebbe meditare sulla circostanza).
In Polonia il successo è andato al nazionalista conservatore Duda che della previdenza sociale ha fatto il punto di forza per rimarcare la ormai consueta alternanza tra destra e sinistra che caratterizza il paese.
Rileggere i commenti politici dei quotidiani italiani che avevano pronosticato la facile riconferma del presidente uscente è un'occasione di divertimento pari a quella che ha caratterizzato nei mesi scorsi la riconferma “inattesa” di Netaniahu in Israele e di Cameron in Gran Bretagna. I conti dei voti di Varsavia e Madrid sono tuttavia di diverso orientamento. Dal voto c'è richiesta di un'Europa che badi più al lavoro che al rigore, più allo stato sociale che al benessere dei privilegiatissimi che sono un gruppo sociale sempre più esclusivo e sempre più sfuggente al fisco.
E' facile prevedere dal prossimo voto regionale italiano la riconferma che ci sono molti spazi per la protesta di tipo populista di sinistra o di destra come quella di Grillo e Salvini. E dai risultati attendiamo anche una verifica per il nuovo sistema elettorale che punta su un meccanismo premiante per il partito che prevale toccando il 40% dei suffragi. In caso contrario potrà aversi il rischio che alle politiche vinca addirittura un raggruppamento che raccoglie anche solo un quarto dei votanti, con ripercussioni evidenti sugli equilibri consolidati che devono cratterizzare un sistema rappresentativo.

 
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