Il governo Renzi. Tassare i bot?
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di Giorgio Aimetti - 24 febbraio 2014

Il nuovo presidente del consiglio si è certo accorto in fretta delle scomodità di Palazzo Chigi. I suoi problemi sono quelli dei predecessori: non tanto i rapporti con la minoranza o i temi della politica estera, quanto il crescente debito pubblico nell'era dell'euro.

Facile sostenere l'opportunità di diminuite le tasse e di non toccare i patrimoni. Difficilissimo trovare alternative per sanare un debito pubblico che cresce anche in periodi di spending review.

Monti aveva messo le mani sulle case, ritirandole quasi subito; Letta ha cercato di ritoccare con modestia la spesa, ma mentre l'Italia ha fatto segnare una piccola positiva inversione di tendenza del Pil, non ha visto rilanciare l'occupazione. Berlusconi non badava al debito pubblico e proprio per questo è finito in disgrazia in Europa e non solo.

Il nuovo governo a quanto sembra pensa che si possa aumentare l'imposizione fiscale sugli interessi pagati dai titoli di Stato, a differenza di molti esperti che ritengono quel tentativo un esercizio senza possibilità di riuscita.

In effetti, così com'è finanziato il debito pubblico - con aste dei buoni del tesoro il cui prezzo è deciso dal mercato - sembra difficile poter agire in un modo che fa calare il rendimento dei titoli: diminuire il tasso netto di interesse provocherebbe disaffezione degli investitori, a meno di rimettere in moto il meccanismo che ha causato in passato l'aumento dello spread. E allora sarebbero guai.

Nulla di nuovo sotto il sole. Lo stesso problema si era posto già negli anni ottanta, quando il tasso di inflazione sfiorava il 20% annuo e altrettanto alti erano i rendimenti dei titoli pubblici. Non si era fatto nulla perché si era preferito intervenire sulla scala mobile, con il taglio di alcuni scatti della contingenza. Un provvedimento che aveva fatto rientrare in pochi anni l'inflazione e ridato fiato al tesoro.

Oggi però l'aumento del costo della vita è ai minimi storici e il vantaggio che deriverebbe dalla tassazione degli interessi dati dai bot sarebbe marginale.

Eppure per restare in Europa sarà necessario comunque ridurre il debito senza rimettere in discussione la ripresa produttiva. Come detto, è lo stesso problema di Letta, che intendeva affrontarlo in modo assai prudente. Renzi, che ha accusato di immobilismo il predecessore, conta invece di usare una terapia d'urto. Quale sarà, lo vedremo; dato che di patrimoniale il premier sembra non volerne sapere.

 
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