11 febbraio 2014
La legge elettorale progettata dai leaders del Pd e di Forza Italia si avvia con ogni probabilità ad essere approvata dalla Camera; porta con sé elementi di novità che tuttavia non possono essere visti a priori come occasione di stabilità del sistema.
Rispetto al meccanismo elettorale condannato dalla corte costituzionale i cambiamenti consistono nell'introduzione di un doppio turno tra partiti (un meccanismo inedito al mondo) che ha lo scopo di assegnare comunque una maggioranza assoluta dei seggi a quella alleanza di forze politiche che prevalga persino per pochi voti pur raccogliendo meno del 37% dei suffragi.
La seconda novità, salvo modifiche in discussione, consiste nell'introduzione di un doppio sbarramento: del 12% per i raggruppamenti di partiti affinché possano essere rappresentati alla Camera, e del 4,5% per quei partiti che entreranno a far parte delle alleanze che riusciranno a superare il 12%.
Restano escluse le preferenze che consentirebbero invece di dare una bella scrollata ai leaders dei partiti restituendo agli elettori un potere in più di scelta. Difficile immaginare un sistema più conservatore di quello in discussione.
Il meccanismo incontra dissensi aperti sia nel centro sinistra, sia nel centro destra. Limitandoci al Piemonte, dal Pd, Merlo e Bodrato si sono espressi contro il complesso della legge. A favore delle preferenze si schierano al momento esponenti politici provenienti dal centro destra che sono in dissenso con Berlusconi. Leo e Magliano promuovono una raccolta di firme via internet per chiedere la loro reintroduzione.
Il tentativo della riforma è di ricondurre a due soli gli schieramenti politici presenti nel parlamento per costringere gli elettori a un bipolarismo che neppure il sistema quasi maggioritario, che fu ideato con il mattarellum, era riuscito a imporre agli italiani. L'obiettivo ben difficilmente sarà conseguito, tenendo conto che, comunque, il movimento di Grillo sarà presente a far da terzo incomodo (sempre che non finisca addirittura per prevalere o almeno giungere secondo).
Due le considerazioni: la prima è che il progetto così com'è concepito va contro il dettato della Corte costituzionale la quale, con la sentenza che ha affossato l'attuale sistema elettorale, condanna l'applicazione di forti premi di maggioranza.
La seconda è che tutto è congegnato per eliminare dalla scena politica i partiti minori di centro (ma anche il carroccio, se non verrà approvato il correttivo già battezzato salva-lega) per stabilizzare le forze politiche maggiori con criteri non politici, ma tecnici.
Al momento, dopo le dichiarazioni di Casini e Alfano che si dicono pronti, pur di sopravvivere, ad allearsi con Forza Italia, sembra che il meccanismo ideato favorisca piuttosto il centro destra rispetto al centro sinistra. Certamente esso determinerà la vittoria di uno schieramento, ma non ne garantirà la stabilità, così come tutti i correttivi maggioritari ideati finora in Italia non sono stati in grado di fare.
La storia spiega che il susseguirsi di differenti maggioranze, caratteristico della seconda repubblica, è stato causato da defezioni di raggruppamenti che si erano presentati al voto alleati: negli anni, Berlusconi ha dovuto fare i conti con la Lega e con Fini; Prodi per due volte con Rifondazione Comunista.
Nessuno potrà escludere (anzi), che un sistema ideato per costruire raffazzonati schieramenti maggioritari veda in futuro i piccoli partiti far leva su quel potere marginale che li rende così essenziali per vincere il confronto elettorale e così decisivi nell'affondare governi che dovrebbero durare nel tempo.
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