Piemonte, snodo o periferia d’Europa?
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11 febbraio 2014 

La decisione del Consiglio d'amministrazione della Fiat che ha trasformato Torino in un luogo eccentrico dell'impero dell'auto fondato da Agnelli avrà conseguenze a lungo andare inevitabili sulla città e sul resto della regione.

La contrazione del mercato dell'auto in Italia, dovuta al permanere di una crisi che da noi fatica ad essere superata, rischia infatti di essere pagata anche dagli stabilimenti piemontesi. Non si parla solo di veicoli completi, ma anche di indotto, componentistica, pneumatici, cristalli e così via.

La classe dirigente del Piemonte farà bene a misurarsi con queste emergenze cercando di garantire quanto meno la sopravvivenza di Mirafiori, ma i provvedimenti che dovrà adottare sono di più ampio orizzonte.

La vocazione industriale che da più di un secolo è stata il punto di riferimento dell'imprenditoria subalpina chiede infatti di essere aggiornata. Occorre pensare a nuovi settori, a diverse produzioni, in grado di subentrare anche in modo abbastanza repentino a quelle tipiche della Fiat. E la chiave sta dunque in investimenti che non passeranno più dai canali di "famiglia" tradizionali.

Riflettere sulle nuove prospettive e promuovere nuove imprese era ciò che già Donat-Cattin aveva come obiettivo quando promosse l'Ires più di mezzo secolo fa. Per gli investimenti occorreranno capitali che vengano da altri privati, dallo Stato, dalle banche e dai fondi comunitari. Inutile nascondersi che in tempo di crisi i primi saranno assai meno disponibili. Non bisogna perdere gli ultimi.

Lunedì 17 - via Stampatori, 4 - alle 17.30, la Fondazione Donat-Cattin prenderà lo spunto da un libro di Bartolomeo Giachino (Logistica e trasporti) per sollecitare un primo dibattito sul futuro delle nostre comunità alla luce delle ancor lenta ripresa produttiva e per indicare alcuni settori sui quali si dovrà insistere affinché il Piemonte, più ancora che il resto dell'Italia, non sia destinato a un declino inarrestabile.

Con l'autore il dibattito coinvolgerà Gian Maria Gros-Pietro (che è tra i massimi dirigenti di Intesa San Paolo), Mario Virano (presidente dell'osservatorio sulla Tav), Gilberto Pichetto (vice presidente della Regione Piemonte), l'imprenditore Eleuterio Arcese e il segretario della Slc Cgil, Michele Azzola.

 
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