di Giorgio Merlo
16 Marzo 2015
"Sinistra sociale" o "coalizione sociale"? Apparentemente e' una pura questione lessicale ma, sotto sotto, c'e' una questione che non puo' essere semplicisticamente archiviata o relativizzata.
Parecchi anni fa, iniziai la mia esperienza politica e culturale nella sinistra Dc di Forze Nuove, la cosiddetta sinistra sociale democristiana di Carlo Donat-Cattin. Certo, sono passati molti anni ed e' addirittura imparagonabile la stagione politica della lunga e articolata prima repubblica con l'attuale stagione politica italiana. Confusa e disorientata. Ma su un punto c'e' una forte convergenza: e cioe', la sensibilita' sociale continua a condizionare le singole scelte politiche. E quella sensibilita' sociale non puo' essere sacrificata sull'altare di nessun nuovismo, di nessun movimentismo e di nessun decisionismo. Riemerge sempre nell'agone politico come una sorta di fiume carsico che non puo' e non deve essere cancellato o rimosso.
Ora, al netto delle differenze con un passato lontano o anche piu' recente, credo che un grande partito riformista, popolare ed interclassista come il Pd aspira ad essere, non possa non porre la "questione sociale" al centro delle sue priorita' politiche e legislative. In attesa che la destra si riorganizzi per dar vita ad una vera democrazia dell'alternanza, nel campo del centro sinistra la sensibilita' sociale, o la questione sociale che dir si voglia, non puo' non irrompere nel progetto politico generale del partito.
Ma attorno alla "questione sociale" c'e' un aspetto che non puo' essere sottovalutato. E cioe', le istanze sociali hanno un futuro e possono essere affrontate e risolte solo se assumono una valenza politica e progettuale. Ovvero, solo se riescono a trasformarsi in un progetto politico concreto e riformista senza limitarsi al mero rivendicazionismo barricadero e ridicolmente rivoluzionario. Ed e' proprio su questo versante che si gioca la vera partita su chi interpreta, o meno, il profondo disagio sociale presente nella societa' contemporanea. Comunque sia, il progetto di Landini - anche se non e' ancora chiaro l'epilogo concreto di questa "coalizione sociale" - non va sottovalutato. E questo non solo perche' Landini e' anche un leader televisivo e mediatico - elemento non indifferente, anzi quasi decisivo nella societa' contemporanea - ma perche', e soprattutto, la "questione sociale", o la "sinistra sociale" o la "sensibilita' sociale" non saranno mai rimossi dalla concreta dialettica politica. E le singole scelte politiche sono destinate ad incidere sulle condizioni di vita di milioni di italiani. A prescindere dai protagonisti del momento e dalle stesse fasi storiche.
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