Cattolici piemontesi: due secoli da protagonisti. Un libro di Bartolo Gariglio
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21 Aprile 2014

Davvero straordinaria la vicenda dei cattolici piemontesi dal risorgimento ai giorni nostri. Furono impegnati fortemente nell'attività pubblica, promotori (si pensi a Gioberti e Pellico) di uno sforzo originale verso l'unità d'Italia, restarono vittime di una sorta di persecuzione da parte dello stato liberale (il più importante dei prelati, l'arcivescovo di Torino mons. Fransoni finì in carcere e poi fu costretto all'esilio in Francia) e furono comunque pronti a svolgere un compito importante nella tutela sociale in settori nei quali le istituzioni non riuscivano a giungere (ed è la storia dei grandi santi sociali del Piemonte: Don Bosco e Cottolengo tra i primi).
Uno squarcio della loro storia è tratteggiato nel libro di Bartolo Gariglio che, pubblicato da Morcelliana, sarà presentato lunedì 5 maggio alle 17,30 nel salone della Fondazione Carlo Donat-Cattin. Un libro originale perché mira a presentare figure meno note della grande tradizione cattolica piemontese, dando nel contempo un senso alla sua storia.
Al dibattito, moderato da Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo, prenderanno parte i professori Francesco Traniello, storico del movimento cattolico italiano, Gianni Oliva e Stefano Musso, presidente della società italiana di storia del lavoro.

 
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