Renzi e la nuova politica economica
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di Giorgiio Aimetti - 20 Aprile 2014

Il governo Renzi è alla prova delle riforme e, insieme con quelle discutibili relative alle istituzioni (destinate a finire con provvedimenti -come quelli dell'abolizione delle province e la riforma del Senato- che non porteranno ad alcun risparmio economico e creeranno un deficit di democrazia), propone un provvedimento di sicuro impatto positivo, come quello del bonus di 80 euro per chi percepisce un reddito molto basso.
E' una misura di favore per molti, ma non si esce dal già visto: ai tempi di Tremonti era stata donata la carta ricaricabile per le piccole spese dei più poveri. Oggi si taglia la pressione fiscale per i meno abbienti. Provvedimento che può dare sollievo, che ha il vantaggio, rispetto al precedente, di ridurre l'impatto burocratico per usufruirne, ma che non dà vantaggi a chi non paga le tasse perché non percepisce reddito. Ora il premier parla di aiutare le famiglie. Si vedrà; speriamo che avvenga senza disastri per il pubblico erario e senza troppi aggravi fiscali per il ceto medio basso, che già sta pagando le conseguenze della crisi.
Piuttosto è da segnalare il progressivo abbandono della strategia del rigore perseguita da Monti e già attenuata da Letta.
I giornali confindustriali, che ai tempi del professore della Bocconi avevano enfatizzato la lotta al debito pubblico, oggi applaudono le misure che vanno in senso contrario. L'Europa non starà a guardare: vedremo che cosa farà.
Intanto lo spread scende giorno per giorno e la borsa aumenta in maniera vistosa. Tra qualche mese, si spera, dovrebbero vedersi i primi segnali positivi anche sul fronte dell'occupazione, che resta il vero problema irrisolto: checché se ne dica, una politica di interventismo dello Stato nell'economia sarebbe un'opzione tale, come è successo per Stati Uniti e in Giappone, da dare nuovo slancio alle imprese.
Nella recente commemorazione di Siro Lombardini, fatta all'Accademia delle Scienze, abbiamo ascoltato un gruppo di economisti di altissimo rango (provenienti dall'Italia, ma anche dall'estero) che hanno esaltato le politiche Keinesiane, ed hanno accusato quelle ultra liberiste di essere la causa principale  della crisi e di creare povertà accrescendo il divario tra vecchi ricchi e nuovi poveri. Il problema è la politica dell'Europa, e, in fin dei conti, quella della signora Merkel. La sensazione è che su queste cose si giocherà il futuro del vecchio continente. Mentre una campagna elettorale semi clandestina sta per rinnovare l'Europarlamento.

 
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