di Dario Lindi
15 settembre 2014
La “scelta” che si trovarono di fronte la sera dell’8 settembre 1943 centinaia di migliaia di militari italiani, improvvisamente, senza più direttive dopo l’armistizio comunicato alla radio dal generale Badoglio è al centro del libro “L’ufficiale che salvò la bandiera”, diario di prigionia del militare italiano Adolfo Rivoir, a cura della nipote Ivetta Fuhrmann, proposto martedì 9 settembre, a Torino, presso l’Archivio Cinematografico della Resistenza.
Alla presentazione hanno preso parte, oltre alla curatrice anche il presidente onorario dell'associazione degli internati di guerra, Pensiero Acutis, le direttrici dell'Ismel, Marcella Filippa e dell'Ancr, Paola Olivetti e lo storico e giornalista Gian Enrico Rusconi al quale è toccato il compito di ricordare il quadro storico nel quale si svolse la vicenda, i dubbi che per tanto tempo gli storici sollevarono intorno all'essere stati gli internati parte o meno della resistenza, ma anche di spiegare che la loro scelta si oppose a quella di molti altri soldati (soprattutto ufficiali) che invece cedettero alle lusinghe dei tedeschi e si schierarono con l'esercito di Salò.
Il diario costituito da tre scritti di prigionia originali, con alcune foto, più una ventina di carte scritte a mano in tempi successivi, racconta la storia di un militare che si sentì vincolato dal giuramento fatto al Re e dall'amor di patria. Quasi un simbolo di quanto avvenne per i seicentomila militari italiani che l’8 settembre dissero no ai tedeschi e furono di conseguenza rinchiusi nei campi di concentramento in Germania.
Rivoir venne catturato dai tedeschi, insieme ai suoi soldati, nella caserma di Fortezza la sera dell’8 settembre. Prima di essere portato via si cucì addosso la bandiera italiana e la conservò per due anni riconsegnandola poi alle nostre autorità militari. Non è chiaro come riuscì in questa impresa, ma ci piace pensare che la bandiera non era costituita solo da un pezzo di stoffa da difendere e proteggere, ma da un ideale da portare e conservare dentro di sé.
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