di Giorgio Aimetti
3 Febbraio 2015
Il messaggio di Sergio Mattarella al Parlamento è un buon esempio di ciò che il nuovo presidente della Repubblica vuole essere. 42 salve di applausi, significativamente giunti da ogni settore dell'aula di Montecitorio, sono per lui un viatico che va oltre la stessa maggioranza che lo ha eletto a Capo dello Stato. Il richiamo alle esigenze del paese, per "ridargli un nuovo orizzonte di speranza" ha fatto riferimento soprattutto al compito di procurare lavoro a chi non l'ha, a valorizzare lo studio, la legalità, la giustizia e ricordare il dovere di contribuire alle esigenze del paese. Unito con il richiamo alla politica come "esercizio del bene comune" è un progetto di presidenza che si incanala nel solco del pensiero cristiano e sociale secondo i cui indirizzi nel passato Mattarella ha sempre agito. Siamo confortati e felici per questi impegni nei quali ci riconosciamo profondamente. Il suo proposito di essere arbitro imparziale è stato accolto da un lungo battimani da ogni settore dell'aula. Importante perché esso viene dopo un voto che invece non è stato neutro. L'elezione del nuovo Presidente della Repubblica infatti rappresenta un nuovo innegabile successo di Matteo Renzi. Il suo metodo, criticato da chi lo deve subire, ma esaltato da chi lo stima, gli creerà molti nemici ma nel frattempo rafforza in modo considerevole la sua posizione. In primo luogo perché l’esito dell’elezione non può essere considerato come un ritorno ai tempi che furono. Mattarella è, tra i politici ereditati dalla prima repubblica, uno di quelli che più hanno contribuito al suo tramonto con il sistema elettorale che si rifà al suo nome ed ha avuto come conseguenza la fine del centro politico nel suo complesso e quindi del tradizionale sistema di equilibri che ne aveva esaltato il ruolo. Accusare Mattarella di appartenere ad una classe politica del passato remoto è dunque ingiusto. Certamente egli ha idee ben chiare su ciò che crede opportuno. Ha un'intransigenza morale che deriva anche dalla sua fede religiosa. E questo potrà nel futuro, da un canto portarlo a scontrarsi con la vena di spregiudicatezza di tanti politici e dall’altro ad essere bersaglio delle tendenze relativiste che predominano nella cultura e nella politica. Renzi ha ogni motivo di essere soddisfatto: l'opposizione grillina è in crisi e perde pezzi ogni giorno, come ha dimostrato il voto presidenziale; il centro destra, quello di opposizione e quello di governo, escono sfaldati e divisi quanto mai. Il Pd, mai come in questa occasione, si è mostrato tanto unito. E questo, tutto sommato, sembra l'aspetto più rilevante della fase politica attuale.
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