Dopo Napolitano, la ricerca di un successore di rango
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di Giorgio Aimetti

15 Gennaio 2015

Il toto presidente è già partito, ma le forze politiche non danno ancora l'impressione di aver trovato un successore decente a un personaggio che, pur con tutte le polemiche che ne hanno accompagnato l'operato negli ultimi anni, ha avuto comunque un considerevole carisma apparendo a tal punto insostituibile da essere rieletto all'incarico.

Le sue dimissioni certo sono state accolte con diverse valutazioni dai partiti principali. Al plauso rispettoso dei democratici si accompagnano le critiche nei suoi confronti del movimento di Grillo e della Lega. Da Forza Italia gli sono sovente venuti giudizi di partigianeria (infondati se non altro perché le accuse di Grillo e Di Pietro contro di lui facevano leva su una supposta debolezza nei confronti di Silvio Berlusconi).

I suoi nove anni da Capo di Stato, si chiudono in una fase di relativa stabilità caratterizzata da una apparente diminuzione delle tensioni tra Pd e centro destra. Basterà ad agevolare la successione?

Se D'Alema era stato il primo presidente del consiglio proveniente dal vecchio Partito Comunista,  Napolitano ne è stato il primo Presidente della Repubblica. La sua lunga permanenza al Quirinale è stata segnata soprattutto dalla crisi economica che ha squassato l'Italia più degli altri paesi principali dell'Unione Europea e si conclude con le terribili tensioni internazionali alimentate dal terrorismo islamico.

In questo coincidere di situazioni drammatiche, alle quali ha fatto da zavorra la debolezza crescente dei partiti italiani, è indubbio che Napolitano abbia dovuto ricoprire un ruolo attivo nel dibattito pubblico. I suoi interventi sono stati una necessità per dare qualche fiato ad una politica circondata dal disinteresse di enormi settori dell'elettorato. Mentre tra gli attori che si sono affollati sul palcoscenico politico negli ultimi anni sono prevalsi più gli insulti che i ragionamenti ed è cresciuta in modo notevole l'illegalità.

Talora Napolitano ha finito per essere davvero, in campo internazionale, l'unica figura italiana di riferimento presentabile senza timori. I riconoscimenti che gli vengono dall'estero (e soprattutto dagli Stati Uniti) sono senza dubbio migliori di quelli ottenuti in patria. E' la conseguenza dell'aver ricoperto un ruolo che non è stato solo di garanzia, ma che ha spostato in modo sensibile il peso del Quirinale rispetto a quello degli altri colli.
E questa certo non può essere considerata colpa di Re Giorgio.

 
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