Istat. La foto di un paese stanco e dal futuro incerto
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24 Dicembre 2014

L'Istituto di statistica con i dati di fine anno torna a versare aceto sulle ferite dell'Italia. Lo fa con un documento che mostracerto una crescita di abitanti (siamo 60 milioni e ottocentomila), ma abitanti più vecchi e soprattutto con una minore voglia di studiare (nel biennio 2012-2013 solo il 55% dei diplomati si era iscritto all'università, mentre nel 2003-2004 si era toccato il massimo con il  72%). C'entra nel calo degli universitari la combinazione tra la crisi che colpisce le famiglie e l'aumento delle tasse scolastiche, che sembra destinato a diminuire le possibilità di studiare per chi è più povero.

Il calo degli iscritti alle scuole dell'infanzia e alle scuole medie inferiori e superiori non è compensato dall'aumento di quelli alle elementari. Un dato questo conseguente all'aumento dell'età media dei cittadini: tra le più alte d'Europa, con la Germania.

D'altra parte, secondo l'Istat, il 73,4% delle famiglie vive in casa propria (e questo è il motore per il quale si moltiplicano continuamente le tasse sulle abitazioni), mentre il tasso di disoccupazione sale al 12,2% (da 10,7% dell'anno prima),e  quello di inattività al 36,5% (da 36,3%).

I lavoratori occupati nel 2013 sono scesi a 22 milioni e 420 mila, 478mila in meno rispetto al 2012. E non sono disponibili i dati del 2014! Un calo che porta il tasso di occupazione per la fascia 55-64 anni al 55,6%, molto al di sotto del dato europeo che si attesta al 64,1%.

Il quadro è deprimente e sembra proprio che tutte le ricette tentate finora dai govertni seguiti alla crisi del 2008, abbiano dato risultati negativi. A concludere il quadro la considerazione che nell'anno che si sta concludendo il Pil è sceso ancora, mentre i paesi che hanno scelto, fuori dell'Europa, una politica espansiva possono vantare (dagli Stati Uniti al Giappone) risultati molto positivi.

 
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