Classe dirigente e democrazia. Il nuovo libro di Giorgio Merlo
PDF Stampa E-mail

di Giorgio Aimetti

13 novembre 2014

Il modo di decidere quali cose fare e il modo di farle, la libera scelta dei propri rappresentanti in parlamento, nei municipi o nei consigli regionali, sono l'essenza della democrazia.
Il sistema in vigore nella prima repubblica ha funzionato in modo decente per quasi 50 anni, prima di crollare sotto i colpi di un malcostume legato soprattutto a quello che Donat-Cattin definiva “il basso livello morale della politica” che riverberava dall'altrettanto basso livello etico della società.
Il variopinto mondo della seconda repubblica ha visto l'alternanza in vent'anni di vari sistemi elettorali caratterizzati però dalla quasi assoluta mancanza di rilievo dell'elettore nelle scelte dei suoi delegati. Il dibattito sull'Italicum, che in questi giorni impegna i partiti è dunque l'occasione per  restituire al cittadino il potere sulla cosa pubblica.

Certo occorrerà fare attenzione perché la scelta non sia delegata al ristretto gruppo delle elites esistenti le quali tendono a preservarsi scegliendo i propri rappresentanti invece di farli scegliere dal basso (e purtroppo anche il nuovo sistema nel quale, si vocifera, i capilista saranno eletti senza preferenze, rischia di non essere troppo differente da quelli adottati nel passato recente).
Altrettanto fondamentale è la formazione della nuova classe dirigente che è uno dei capisaldi del nuovo libro di Giorgio Merlo (“Renzi e la classe dirigente”, Edizioni Rubbettino) in questi giorni in edicola.

Del testo si discuterà venerdì 28 novembre alla Fondazione Donat-Cattin  (ore 17:30), in un dibattito moderato dall'editorialista della Stampa, Luigi La Spina, al quale parteciperanno, con l'autore, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il segretario regionale del Pd Davide Gariglio e l'ex presidente nazionale del partito democratico Gianni Cuperlo.

 
<< Inizio < Prec. 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 Succ. > Fine >>

Pagina 93 di 192