24 Settembre 2014
Raffaele Bonanni lascia la guida della Cisl in un momento particolarmente critico della vita del mondo del lavoro. I dati economici più recenti, quelli che parlano di deflazione in atto, di disoccupazione ancora in aumento, di record nei fallimenti aziendali, sono scoraggianti. Il ruolo al quale il segretario uscente si era attenuto in questi tempi difficili non era certo quello di chi desiderava creare nuovi problemi agli sforzi dei governi del paese rivolti a dare una svolta positiva alla contingenza economica. Il suo desiderio di concertazione era attento alle esigenze dei lavoratori, ma anche a quelle dell'impresa. La sua è stata una linea conforme a quella che la Cisl da sempre ha interpretato. Non gli sono mancate in questo senso critiche da chi ha sempre visto l'impegno sindacale come un prolungamento della politica di classe. Non moderata, ma non tale da rompere il filo del difficile dialogo tra le parti. Bonanni merita la nostra riconoscenza. Deve essergli sembrato grave negli ultimi tempi l'attacco al quale sono sottoposti dai media e da parti istituzionali i sindacati che sono certo meno responsabili di altre organizzazioni della crescente disoccupazione e della crisi economica che perdura nonostante le ricette utilizzate da esperti e da politici di ogni schieramento. Ora il testimone passa ad Anna Maria Furlan. Dovrà affrontare le stesse difficoltà con rinnovata energia. Nel segno della continuità di un'organizzazione che è sempre stata all'avanguardia nel disegnare i rapporti tra lavoratori e impresa, tra società e politica. Nonostante la crescente sfiducia che investe tutti i protagonisti del confronto.
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